La nostra esperienza percettivo-sensibile e l'investimento di senso al quale una tale esperienza è correlata rappresentano l'oggetto di questo lavoro. A muovere da talune suggestioni fornite dalla fenomenologia di Husserl, viene svolta un'indagine che lega quell'esperienza tanto alla dimensione fisico-materiale quanto alla dimensione fisico-ambientale proprie del mondo esterno. Al contempo la lega ad alcuni profili del nostro pensiero e del nostro linguaggio, all'attivià pratica e ad aspetti determinati dell'attività artistica - considerata nel suo intreccio con il nostro agire complessivo. Un carattere peculiare di questo lavoro, che si sviluppa anche in raccordo con analisi specifiche di rilevanti settori delle discipline semiologiche, è dato dall'abbandono di ogni risvolto critico-polemico e dal suo collocarsi in un ambito in cui non sono concessi i rituali delle perorazioni e delle confutazioni; l'oggetto considerato, infatti, assorbe in modo diretto il punto di vista che viene introdotto. E nonostante che il testo appunto dichiari la sua inerenza a un presupposto husserliano, i problemi sollevati ed i contenuti esposti non si limitano al campo della filosofia di Husserl in senso stretto, bensì si associano ad una teoresi che sotto molti riguardi è in grado di indicare un possibile superamento di quella filosofia medesima, secondo la prospettiva di una radicale riconsiderazione dell'esperienza umana in quanto tale.