Il presente studio fa i conti con una “moda ideologica” tipica degli ultimi anni, ampiamente diffusa negli Stati Uniti ed in Italia. Questa “moda” sostiene che la scienza non sia di per sé neutrale e che, tanto sotto un profilo epistemico quanto sotto un profilo ontologico, debba fondarsi sul modello della democrazia liberale. In realtà, osserva l’autore del volume, non ci troviamo di fronte che all’ennesimo tentativo di finalizzare il sapere scientifico alla legittimazione del potere politico e alla giustificazione di eventuali coercizioni nei confronti dei cittadini. Facendo ricorso all’autorevolezza di quel che istituzionalmente viene asserito essere “scienza”, si vuole imporre alle pubbliche opinioni una visione egualitaria, ma di fatto negatrice delle peculiari differenze individuali e tendente ad una omologazione globale che minaccia la ricerca di base, la libertà e la creatività di cittadini e scienziati.
L’obiettivo principale del lavoro di Manuel Pace è invece riproporre un ritorno alla neutralità della scienza e difenderla dalle strumentalizzazioni politiche, economiche, sociali, istituzionali e morali.È in un tale contesto che si situano gli strumenti teorici offerti da Paul Feyerabend, con la sua critica rivolta alla istituzionalizzazione del sapere scientifico, all’utilizzo dei cosiddetti esperti, alle pratiche semplicemente formali e meramente “tabellari” della peer review, ecc. Ed è sempre in tale contesto che viene svolta una accurata analisi del fondazionalismo, delle metaetiche, della moral error theory, sino ad estendere gli esiti di quell’analisi ad un anarchismo metodologico che oltrepassa gli ambiti della metodologia della ricerca scientifica stessa.