Il testo si propone, almeno in apparenza, come un romanzo giallo, ambientato ai giorni nostri, prevalentemente in suggestivi luoghi della costa toscana. Le indagini, coordinate dal commissario Licata, persona equilibrata e colta, già protagonista di un precedente romanzo dell’autrice (La consistenza del diavolo, L’Espresso 2011), portano alla luce, at- traverso un ordito di relazioni interpersonali e profili psicologici, gli effetti devastanti dell’irrazionalità umana in cui possono far precipitare, come da un dirupo, emozioni non consapevolmente filtrate, ma subite passivamente.
A sostegno di questa tesi, vengono via via riportate puntuali citazioni, di sapore ante litteram psicologico ed esistenziale, tratte dall’Etica di Baruch Spinoza.
Un contestuale filo conduttore è rintracciabile nell’aspirazione umana alla bellezza, che rinvia da un lato all’arte, dall’altro lato alla complessità dell’animo umano. Al fondo, le ineliminabili quanto insolubili antinomie della ragione sul senso dell’esistenza e del mondo.