Cosa mai può essere un Minimal Hero, un eroe minimale? Soltanto un’espressione in sé contraddittoria oppure anche una particolare figura di uomo che della quotidianità fa il proprio limite ma anche la propria irriducibile forza? Sasko Bravar è un Minimal Hero, un personaggio che già abbiamo incontrato in un altro romanzo dell’autore, Portami fino all’orlo del fuoco e della polvere. Ma se lì Sasko sperimentava la solitudine dopo un abbandono inspiegabile, qui scrive una sorta di Manifesto di sopravvivenza psichica nel XXI secolo. Lo fa di nascosto, da un luogo che dovrebbe proteggerlo ma che invece lo segrega. Sasko invia email non sa nemmeno lui a chi, messaggi in bottiglie abbandonate nel mare della rete: naufrago in un mondo che egli chiama Baraonda. Questo testo di Fabrizio Rizzi Merz è anomalo ed indefinibile: ha tracce del romanzo e del saggio, ma non è né un romanzo né un saggio. È appunto un message in the bottle, “per tutti e per nessuno”, e non vuol convincere qualcuno su qualcosa né intende commerciare una qualche idea. Ma forse, e proprio per questo, può avere un’imprevista possibilità di fecondare la mente di un lettore che sia però davvero aperto all’inusuale. E aperto soprattutto a quell’Essenziale, nominato fin dalle prime righe e condensato nelle parole di Raoul Vaneigem: imparare a diventare umani è la sola radicalità.