Schopenhauer non usa mai il termine nichilismo ma assai prima di altri, e assai meglio di altri, intuisce, enuncia e rappresenta il naufragio esistenziale del soggetto contemporaneo, denunciando l’oblio di ogni questione di senso, il drammatico e pervasivo diffondersi di un sapere attestato al semplicemente evidente di un reale ridotto ad immagine. A Schopenhauer si devono le premesse teoriche per una comprensione autentica del paradigma nichilistico che di sé in-forma la tradizione filosofica e la visione ordinaria del mondo, con le sue nullificanti pratiche materiali, sino agli attuali modi proceduralmente omologanti propri di una mostruosa e artificiale soggettività che progettualmente si sostituisce alla stessa soggettività umana. In questo importante ed originale lavoro, l’autore sottolinea come Schopenhauer ridefinisca l’intero discorso filosofico e come la sua riflessione debba essere letta: eminentemente quale inaugurarsi di una nuova ed inedita tradizione di pensiero, eccedente ed eccentrica, irriducibile a forma di sapere istituzionalizzato o a ideologica figura di legittimazione. Costantemente inattuae, la filosofia di Schopenhauer è sempre “altro” rispetto allo “spirito del tempo”, al di là di qualsivoglia figura storico-sociale e formazione culturale. In essenza libertaria, dunque, questa filosofia è lo specchio critico e la reiezione radicale di ogni sussistente e di ogni ideologico camuffamento del sussistente in quanto tale.