Quando il capocomico riconosce che la propria realtà «cangia continuamente; come quella di tutti!», il padre osserva: «(con un grido) Ma la nostra no, signore! Vede? La differenza è questa! Non cangia, non può cangiare, né esser altra, mai, perché già fissata – così – “questa” – per sempre – (è terribile signore!) realtà immutabile, che dovrebbe dar loro un brivido nell’accostarsi a noi!». Se il capocomico avesse veramente capito, se avesse vera- mente intuìto la natura dei sei personaggi, avrebbe avuto un brivido – il brivido dell’eterno – nell’accostarsi a loro. Giuocato sul crinale rischioso dell’incontrarsi / respingersi di temporalità ed eterno, il saggio di Gabriele Pulli ci fornisce l’immagine complessa e chiaroscurale di due figure emblematiche – Pirandello e Freud – della grande cultura occidentale.