Il nichilismo è la religione della nostra epoca, sempre più dominata della tecnica e dalla volontà di potenza che ne sta alla base. Heidegger e Severino, su differenti ma talvolta convergenti versanti, indagano le cause e le conseguenze di un tramonto che coinvolge l’intera storia della metafisica occidentale, confrontandosi con gli autori del pensiero aurorale greco e con il loro nichilismo implicito, prodromo della scienza e del pensiero calcolante propri della modernità. Lo studio di Mario Curia ripercorre l’intera produzione di Heidegger e di Severino tenendo a sfondo costante quella storia della metafisica che entrambi i pensatori si propongono di sottoporre ad analisi e di oltrepassare. Ma nonostante questa comunanza di intenti, le differenze permangono e appaiono tutt’altro che marginali: l’essere inerisce al tempo o all’eterno, il divenire esiste ed è davvero lo spazio su cui si staglia il dominio della tecnica o, invece, è un non-essere e, dunque, anche la tecnica giunge a configurarsi quale suprema illusione? Ancora una volta centrale risulta la domanda fondamentale della filosofia: «Perché in generale c’è l’ente e non piuttosto il nulla?».