Tra parole e immagini esiste da sempre un legame che si accentua con il fluire impetuoso della Modernità. Nato come volontà descrittiva delle diverse soggettività in gioco (il “ritratto di parole” della tradizione classica e poi rinascimentale), questo legame si ritrova sovente compresso tra voce poetica e figura ritmica, tra elencazione di luoghi e di situazioni (come in Whitman) o tra emergenze epifaniche (come in Hopkins o in Joyce), per approdare alla compiuta saturazione di un reciproco interscambio. Sarà nell’Imagismo di Pound o nella scelta del calligramma di Apollinaire che il privilegiare le immagini supererà la barriera visiva della parola per alludere o al canto o alla pienezza della flagranza rappresentativa del visivo come unica forma di espressività poetica. Tra parole e immagini – allora – esiste un segreto registro di incontro e di scontro, di lotta per la supremazia e di alleanza per il riconoscimento delle loro finalità interne: una sorta di rapporto di odio e amore che le rende assolute protagoniste della scena letteraria (e non solo).
Questo libro intende ricostruire la storia di come parole e immagini si siano ritrovate nel corso delle
più importanti vicende culturali e sociali del Novecento e di come la risoluzione inevitabile (o la catastrofe possibile) di questo incontro abbia comportato la nascita di nuove forme espressive e di nuovi modelli per la scrittura letteraria e filosofica del nostro tempo.