Yehoshua è «il sognatore con la faccia da poeta» e le sue parole smuovono le folle, anche se i suoi occhi azzurri non sono fatti per destare troppa fiducia negli uomini qualunque. Nel romanzo di Centofanti la simbologia degli elementi e la potenza dei messaggi appaiono evidenti ma mai scontate. La sabbia del deserto rappresenta le relazioni pericolose e i piaceri effimeri, gli inganni del potere ed una gloria illusoria. Ma Yehoshua è il solo in grado di ricoprirsi di questa sabbia, «della polvere degli ultimi» e di compiere miracoli con la forza dell’esempio e della parola. «Il miracolo è entusiasmare la gente, far credere in qualcosa». Una storia inedita di Gesù, dunque, di un Gesù che torna sulla terra e si ritrova
con gli stessi problemi di duemila anni fa.
La scrittura di questo romanzo è insieme un mezzo di comunicazione teologica fondamentale ed un modo per esprimere una esigenza di liberazione radicale. Le vicende che vengono narrate coinvolgono il lettore in un viaggio nel quale è difficile distinguere vincitori e vittime. Ma l’amore rovescia ogni valore storico, sociale e politico e restituisce all’uomo e alla donna quell’io profondo che la società, lo stato e il potere tendono a negare. Gesù è umano fino in fondo e già solo per questo motivo suscita uno scandalo impossibile a normalizzare. Chi ama destabilizza, abbatte le barriere, è una mina vagante con
cui devono fare i conti i custodi dell’ordine costituito.