Pubblicato nel 1852, questo caustico
pamphlet definisce la prospettiva di un pensiero
e di una prassi dichiaratamente anarchici, indifferenti ad ogni principio ed intolleranti
di ogni autorità. Un
pamphlet contro la cultura della conservazione e della reazione
ma anche contro la cultura del comunismo: nell'una e nell'altra, riprendendo così elementi
della critica filosofica e politica di Max Stirner, Marr scorge una deriva statalista,
negatrice della libertà individuale, dogmatica e autoritaria. L'interesse della riflessione di Marr, tuttavia, non si esaurisce in ciò. Nei suoi scritti, infatti, non leggiamo
solo anarchia ma anche antisemitismo, un antisemitismo in cui si rispecchiano alcuni
tratti peculiari dell'odio antigiudaico proprio di quella cultura comunista che pure
egli contesta. Un tale e contraddittorio insieme di sollecitazioni viene a formare la
base stessa del pregiudizio antiebraico che dall'Ottocento ad oggi accomuna molte
componenti della sinistra europea. L'aspetto forse più interessante della riflessione di
Marr è proprio questo: l'intreccio inedito, poco sondato, poco visto, o volutamente
ignorato, tra antisemitismo e pensiero di sinistra. L'antisemitismo, cioè, non riguarda solo la cultura fascista.