• Xenie satirico-teologiche
Copertina
88-8410-000-3
XIII-82
10,32
Philosophia, 1
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XIII-82
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Philosophia, 1
«Io sono soltanto un chirurgo e di fronte al chirurgo anche la dama mette a nudo quel che altrimenti nasconde», tutti gli inestetismi e le magagne del suo corpo. Io sono il chirurgo della teologia, scrive Feuerbach, di quella «teologia volgare» contro la quale, in quest'opera del 1839, si concentra una satira dura, pungente, spregiudicata e irrispettosa. Nelle Xenie, per la prima volta tradotte in Italia, e che costituiscono la trasgressiva e indisponente appendice dei Pensieri sulla morte e sull'immortalità, la teologia è soprattutto ipocrisia morale e aporeticità teoretica, incarnate nelle falsità, nelle contraddizioni, nei costumi di teologi, preti e fedeli. La religione da questi professata è un cristianesimo «intorbidato e corrotto nella peste di mistici pecoroni» che lo utilizzano e lo trasfigurano in una funzione di sostegno e giustificazione delle loro personali debolezze e dei loro poco cristiani appetiti: un cristianesimo che si è mutato in strumento di potere, in puntello e cornice culturale ed ideologica del potere esistente. Le Xenie danno in pieno il senso, anche attraverso un linguaggio estremamente popolare e talvolta triviale, della violenta, dissacrante e corrosiva carica antiaccademica, antiborghese, antiistituzionale, propria del pensiero di Feuerbach. Possiamo così indicare alcuni percorsi di lettura del presente testo, in un permanente e disvelante raffronto e collegamento tra "sacro e profano": un primo percorso può rappresentarsi nella congiunzione tra la teologia ed il cibo, oppure tra i teologi e le loro funzioni gastrico-intestinali e corporali in genere; un secondo percorso, nella congiunzione tra teologia e sessualità, oppure tra i teologi, i loro appetiti e le loro difficoltà sessuali; un terzo percorso, nel confronto tra la teologia, la scienza e la filosofia della natura.