Affrontata secondo prospettive differenti e con differenti, personali, scritture, la domanda che anima il
presente volume può essere la seguente: è possibile cogliere la verità, rappresentandola con la scrittura
in generale e con la scrittura filosofica in specifico?
Al fondo di questa domanda risiede una domanda ancóra più radicale e che riguarda la natura medesima
della verità. E poi: stabilita cosa sia la verità (ma è possibile stabilirlo a margine di prospettive che appunto sembrano limitarne la possibilità medesima circoscrivendola in un quadro linguistico), l’ulteriore questione che si pone inerisce appunto al peculiare di una verità filosofica, ad una sua eventuale unità d’insieme oppure ad un suo relativo, quasi “auto-biografico”, dislocarsi.
Si dà una verità in sé e per sé, semplicemente da disvelare e/o “registrare”, oppure questa sempre consi-
ste in costruzioni, creazioni umane, effimere e dunque limitate in quanto tali?